Storia del burro

In alcune delle news precedenti vi abbiamo parlato dell’origine del nome burro e della sua storia, soprattutto quella più antica.

Vi avevamo anche accennato che, in passato, il burro è stato prima accantonato, poi è tornato a essere un alimento apprezzato, soprattutto in alcune zone d’Europa. Uno dei periodi storici in cui il burro è stato anche elemento culturale è sicuramente il Medioevo, dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente.

In quegli anni l’Europa era divisa in due grandi aree di cultura alimentare: quella dell’olio e quella dei grassi animali. Se la prima coincide con i Paesi mediterranei, la seconda copre l’Europa centrale e quella scandinava. È in questo periodo che, anche in Italia, il burro viene ritenuto pericoloso e addirittura causa della lebbra.

Il burro, poi, ha in sé delle implicazioni religiose: era considerato un’alternativa all’olio per i giorni di magro (come nel periodo di Quaresima), almeno fino al XIV secolo, secolo in cui il burro era considerato un alimento grasso, tant’è che nel tardo Medioevo era possibile comperare dalle chiese locali delle lettere di indulgenza per ottenere le cosiddette “dispense”, e quindi la possibilità di poter consumare il burro. La più recente delle tre torri della celebre cattedrale di Rouen è chiamata proprio la “Torre del burro”, perché costruita con i soldi ricavati da queste dispense quaresimali.

Addirittura Martin Lutero, in un suo discorso ai nobili tedeschi del 1520, critica queste vendite e la chiesa di Roma che “costringe a mangiare l’olio”, rivendicando quindi la libertà di mangiare il burro.

Verso gli ultimi decenni del Medioevo, infine, il burro diventa un ingrediente di alta cucina nelle élite dell’Italia meridionale: in questo particolare periodo storico, infatti, il burro è molto più usato nelle cucine di corte a Sud rispetto a quelle del Nord, dove si continua a usare lardo e olio.

Come si è evoluta la storia del burro dopo il periodo medievale? Lo scopriremo insieme nelle prossime news.