Sapori & territori

Burro Occelli: Sapori & Territori

Burro Occelli: Sapori & Territori

Un prodotto che da ormai quarant’anni è simbolo di qualità e rappresenta in tutto e per tutto la tradizione gastronomica piemontese, realizzato esclusivamente da sole panne  fresche italiane di centrifuga apprezzato anche fuori dall’Italia, dove ha anche ottenuto importanti riconoscimenti da due delle più importanti riviste a tema Food del mondo, che riportiamo di seguito.

Wine Spectator, Usa, 2000: burro Occelli primo classificato tra i tredici migliori burri del mondo.

“Il burro di Beppino Occelli va gustato possibilmente crudo perché su una baguette o semplicemente al coltello è di gran lunga il preferito”

 

The Guardian, Gran Bretagna, 2002: burro Occelli primo classificato tra i cinque migliori burri d’Europa.

 

“È talmente buono che si può mangiare anche da solo

Nel 2021 è arrivato anche il riconoscimento dai consumatori italiani, che hanno premiato il Burro Occelli per la sua qualità con il

 Quality Award 2021.

Due curiosità, a proposito del burro: pare che i suoi primi utilizzatori siano stati gli indiani; in passato, il suo utilizzo andava oltre quello puramente culinario: il burro, infatti, veniva anche utilizzato per proteggere le navi, come cura per la pelle e come alimentazione per le lampade.

Ancora, interessante l’uso che ne facevano i tibetani, che utilizzavano il burro durante i propri inni sacri per propiziare gli dei, offrendo loro orzo fritto nel burro, oltre a scioglierlo nel tè per ricavarne una bevanda energetica.

Sapevate, poi, che anche Giulio Cesare rimase stupito della bontà del burro?

Capitò durante un ricevimento in terra italiana, probabilmente nell’attuale Milano, durante il quale assaggiò uno dei suoi cibi preferiti, gli asparagi, cotti proprio nel burro.

Ma, tornando alle tradizioni del passato, in particolare quelle piemontesi, come si produceva il burro?

Ovviamente a mano, utilizzando uno strumento chiamato Zangola, in Piemonte chiamata anche biròla o burera. Si tratta di un contenitore fatto in legno di rovere (poteva essere anche di alluminio o rame zincato), munito di stantuffo, all’interno del quale veniva rovesciata la panna, ottenuta con il latte munto la sera dai contadini e pastori e lasciato affiorare in speciali bacinelle durante la notte per 8-12 ore; con una continua agitazione dello stantuffo della Zangola (per circa 2 ore), si realizzava appunto il burro. Un’usanza, questa, diffusa in Piemonte e in tutto il Nord Italia fino alla metà del ‘900.

Ma è un’altra, l’antica tradizione che Beppino ha voluto recuperare e mantenere: l’utilizzo dei calchi di legno.

Nell’antichità, infatti, i panetti di burro venivano plasmati utilizzando proprio dei calchi di legno incisi utilizzando lo scalpello con disegni ornati di animali o fiori o che esprimevano auguri. Da qui, il famoso calco di Beppino Occelli con l’immagine della mucca o delle stelle alpine.

Com’è facile pensare, l’inevitabile progresso tecnologico ha fatto sì che questo strumento sia ormai da decenni caduto in disuso, ma è proprio qui che subentrano la volontà e il forte desiderio di Beppino Occelli di mantenere un legame con le tradizioni e le usanze del passato.

Come?

Prestando sempre particolare attenzione alla qualità della materia prima, E poi, come già detto, la scelta del metodo di lavorazione del latte per ottenere il burro, il meno diffuso in Italia ai tempi d’oggi, ma quello meglio indicato a mantenere intatte le proprietà organolettiche del prodotto, vale a dire il processo della centrifuga, preferito a quello dell’affioramento.   

Se anche voi, quindi, sposate la causa di Beppino Occelli e amate la qualità del suo burro, trovate nella sezione dedicata alle ricette  una varietà di piatti tra primi secondi e antipasti, che vi permetterà di realizzare un’indimenticabile cena a base di burro Occelli!